
Impressionante, no? Questo significa che se un viaggiatore particolarmente devoto e solerte volesse visitarle una per una, dovrebbe in pratica percorre la nostra isola palmo a palmo, descrivendo un intrigatissimo tragitto che ricoprirebbe la cartina sarda con una specie di fitta ragnatela, ben lontana dalle rotte più battute dal turismo di massa.
Proprio per questo oggi ci piace parlarvi di questi luoghi: come una proposta di viaggio alternativa, una guida eccentrica per inoltrarvi in una Sardegna risposta e remota, da cui e su cui c’è moltissimo ancora da imparare. Si tratta infatti di chiesette che rivivono solo una volta all’anno, in occasione di qualche solenne processione, oppure sono ormai ridotte a ruderi venerabili e romantici. Non magnifiche cattedrali elevate come impressionanti inni architettonici a Dio, bensì edifici dalle dimensioni contenute, costruiti con devoto sacrificio, non di rado d’aspetto dimesso, ma sempre immersi nella profondità più autentica e incanta della nostra isola. Paesaggi silenziosi e spirituali, magnifici scorci di sacra bellezza, una moltitudine di piccoli tetti per l’anima. I monolocali di Dio.
Per parlare della sola Alghero, si contano nove chiesette campestri e dieci cappelle annesse alle ville gentilizie sparse nelle campagne algheresi, queste sì superbe e suggestive testimonianze di lontane nobiltà. Nostra signora di Valverde è di gran lunga la chiesetta più bella con il suo notevole altare settecentesco in marmo di Carrara e quattro colonne tortili in marmo nero. Decisamente più semplice e assai più recente è invece la chiesetta di Sant’Antonio Abate che risale all’epoca delle bonifiche agrarie intraprese agli inizi degli anni Trenta, specchio commovente di una comunità di frontiera, costretta a un lavoro duro e rischioso. E infine, i ruderi, come quelli di San Pietro, della Vergine Lunafras, di San Lussorio e di San Michele (forse il più curioso, per via della sua forma vagamente nuragica). In questi luoghi solitari è rimasto con ostinazione un misterioso alone di sacralità mescolato alla bellezza della natura che vi ha messo radici come per fermare l’istante eterno in cui una volta, tanto tempo fa, Dio prese dimora in pochi metri quadrati.