
Senz’altro è anche questo. Ma per gli antichi greci, ad esempio, sacro, hierós, era detto dei luoghi e degli oggetti toccati dalla divinità. Entrandovi in contatto, gli uomini potevano a loro volta sacralizzarsi: per certi versi, la divinità era contagiosa (un po’ come la stupidità oggi). Di conseguenza, il luogo sacro era, ancor prima che un luogo di culto, un luogo di cure: era lo spazio di cui sommamente prendersi cura, poiché, nel prendersene cura, gli uomini avrebbero finito per ricoprirsi dalla testa ai piedi di polline divino, proprio come succede alle api a forza di bazzicare fiori.
Queste considerazioni ci servono, oltre che per selezionare i nostri lettori in base alla loro capacità d’attenzione, anche per introdurre il luogo cui oggi vorremmo invitarvi a far visita nella nostra bella Alghero: si tratta del Chiostro di San Francesco. Visitare il Chiostro è, naturalmente, tutt’uno col visitare anche l’adiacente Chiesa di San Francesco in via Carlo Alberto, al centro stesso della matassa di stradine che formano il centro storico algherese.
Le guide turistiche ne parlano come di uno dei massimi esempi di architettura gotico-catalana in Sardegna. Non sbagliano a sostenerlo, ma bisogna avvertire che San Francesco non presenta affatto uno stile univoco. Edificata tra il XIV e il XV secolo, cui risalgono i suoi elementi gotici, nel 1593 la chiesa subì un crollo rovinoso. All’epoca non ci si poneva certo il problema di restaurare: in casi del genere, piuttosto, si ricostruiva e, nel farlo, si adottava lo stile architettonico vigente che, allora, era il classicismo. Una pecionata, dunque? No, affatto. Entrandovi coglierete la mescolanza di gotico e classicismo bilanciati in un equilibrio originale e perfettamente riuscito. Segnaliamo anche l’ottima acustica dell’edificio: non è raro che vi si tengano concerti di musica sacra (peraltro, consigliatissimi). Ad ogni modo, le parti che del complesso sono rimaste pienamente gotiche (le più antiche, dunque) sono il presbiterio, la torre campanaria e, appunto, l’attiguo chiostro.
A pianta rettangolare con archi a tutto sesto su pilastri cilindrici e ottagonali sormontati da capitelli leggermente decorati, il chiostro appartiene al convento francescano che sorge accanto alla chiesa. Per quale motivo oggi è proprio questa la nostra meta? Per il discorso che facevamo in principio: per il sacro. Se volete prendervi cura del divino e se volete che il divino a sua volta si prenda cura di voi, il Chiostro di San Francesco è il posto che fa esattamente al caso vostro.
Di per sé la cura non allude a straordinarie esperienze mistiche, a visioni abbacinanti, a spropositate epifanie di senso. La cura, piuttosto, rimanda alla normalità del piccolo gesto quotidiano, all’umiltà di un servizio reso, alla semplicità di un’attenzione ordinaria, costante. Nel silenzio immobile del chiostro, nella sua dolce luminosità, è proprio questo che vi mettere nella condizione di fare: rammendare i piccoli buchi che qua e là, fatalmente, si aprono sempre nella trama d’ogni anima. Si tratta della normale usura dei giorni. E mentre attenderete a questi semplici lavori di cucito spirituale, non sarà improbabile che possiate avvertire ad un tratto uno strano sollievo: come se la piuma di un angelo vi avesse sfiorato per gioco la guancia.