
Se vi raccomandiamo di partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa di Alghero, non è solo perché sono di grande suggestione e intensità, e perché coinvolgono l’intera cittadinanza e attirano migliaia di persone sia dalla Sardegna che da fuori. Vogliamo raccomandarvele soprattutto perché ci pare che colgano e rappresentino in modo particolarmente toccante, drammatico e, insieme, delicato la questione centrale del dolore della perdita e del suo superamento. In breve, la Settimana Santa algherese può far bene alle nostre vite, può aiutarci ad essere più sereni, ad essere più capaci di felicità.
Peraltro, si tratta di una celebrazione molta articolata la cui organizzazione coinvolge numerose confraternite sia italiane che catalane, tutte comunque facenti capo alla Confraternita della Misericordia, detta anche dei Germans Blancs. Quel che noterete è l’importanza che nei riti rivestono le statue, i veri attori di questa rappresentazione sacra. Protagonista è il prezioso Crocifisso ligneo seicentesco, lo Sant Crist de la Misericòrdia. A questo si aggiunge il simulacro della Vergine dei Sette Dolori, che è trasportato nella suggestiva processione del Venerdì Santo in una scia tremante di torce rosse tenute solo da donne.
Il Martedì Santo si svolge la Processò dels Misteris, la Processione dei Misteri, dove entrano in scena altre statue ancora. In tutto ad essere trasportate sono sei statue che rappresentano nell’ordine: Gesù nell'orto degli ulivi, la flagellazione, l'incoronazione di spine, Gesù che porta il fardello della Croce, il Cristo Crocifisso e, infine, Maria Addolorata.
Particolarmente toccante è il Giovedì Santo la cerimonia de las Cerques, in cui una piccola statua di Nostra Signora dei Sette Dolori, vagando di chiesa in chiesa, cerca il figlio senza però trovarlo. Qui compare in forma particolarmente drammatica quel senso umanissimo della perdita che dicevamo essere così centrale nella Settimana Santa algherese. Segue il rito dell'Arborament (fusione tra “arbor crucis” e “arborar”, cioè in algherese “issare le vele”): si tratta dell’innalzamento del Santcristus sulla croce.
Ma se la celebrazione mostra lo strazio della morte e la disperazione che ne segue, allo stesso modo indica anche la soluzione di quel dolore. Infatti, dopo che il corpo senza vita del Cristo sarà stato deposto in quella splendida opera barocca che noi algheresi chiamiamo “bressol”, ossia “culla”, finalmente la mattina della Domenica di Pasqua si compirà l'Incontro fra le due statue del Cristo Risorto e della Madonna Gloriosa: la morte a quel punto sarà stata del tutto trascesa. Allora la folla esulterà, ovunque sentirete spari a salve di fucili e di mortaretti e la gloria delle campane festanti di tutte le chiese.
La morte è finita: è ricominciata la vita.