
Abbiamo già parlato del Natale ad Alghero qualche post fa e vi confermiamo che le attese sono state in pieno rispettate, che qui è davvero bellissimo e che la quantità di poesia ispirata dalla nostra città è aumentata in misura di gran lunga superiore al tasso d’inflazione registrato nello stesso periodo: un’ottima notizia.
Ora non ci resta che parlare del Natale in sé. Ma si può ancora parlare del Natale? Cioè, si può ancora aggiungere qualcosa al riguardo? Del resto, se n’è parlato in termini critici e negativi: consumismo, superficialità, ipocrisia, iconoclastia. Ma anche in termini positivi: altruismo, spiritualità, profondità, santità, bellezza. Sono state dette cose originali e spiazzanti, cose risentite e logore, cose allegre, cose serie, cose alte, cose basse, cose commoventi e cose ciniche. Molte, tantissime cose sono state dette, ma anche scritte, recitate, cantate, dipinte, fotografate, condivise, commentate.
Tutto sommato, sembrerebbe che il Natale abbia già percorso ogni possibile strada del linguaggio e che ormai le conosca tutte. Questo forse significa che adesso sarà bene non intraprendere alcuna particolare avventura linguistica, che almeno per questi giorni potremmo permetterci di buttare l’ancora nel porto rigenerante del silenzio, senza nulla di particolare da dire né voglia o urgenza di dirlo. Possiamo fare in modo che il Natale arrivi e ci purifichi, ci rinnovi, ispirandoci le parole che servirà dire dopo, nel resto dell’anno, quando sì che dovremo saper bene cosa dire e come dirlo.
È dunque questo il nostro particolare augurio per voi: che questo Natale vi porti finalmente tutte le parole che vi sta più a cuore dire e sentirvi dire. Buon Natale, dunque!