
Molto dipende dalla forza con cui la realtà irrompe dalle tele caravaggesche: è come se il mondo vi fosse presentato per la prima volta in quanto ha in sé di più potente, plastico, viscerale, sensuale, fatale e sacro. I quadri di Caravaggio colgono con istantanea aderenza la realtà nel breve attimo in cui emerge, come la groppa di una balena, dalle tenebre liquide al riparo delle quali l’umanità da sempre trama i suoi traffici di vita e di morte. In effetti, davanti a Caravaggio ci stupiamo sempre di come un’illuminazione possa essere ai propri margini oscura, impastata di notte.
In breve, un’esperienza da fare e rifare, esperienza che la nostra generosa isola vi mette a disposizione fino al prossimo 30 ottobre, con la mostra “La pittura di realtà. Caravaggio e i caravaggeschi”, nella Sala Duce di Palazzo Ducale a Sassari. Quanto dista Alghero da Sassari? Appena una trentina di chilometri, una mezz’ora di macchina, una breve passeggiata che però vi consentirà di visitare una mostra di respiro internazionale. Considerate, infatti, che alcuni dei dipinti esposti provengono da collezioni private da cui sono usciti rare volte, mentre altri sono stati prestati dalla pinacoteca Mus'A del Canopoleno e dalla Chiesa delle Monache Cappuccine di Sassari, a testimoniare l’eccezionalità del patrimonio artistico sardo, opere per la prima volta inserite in un contesto espositivo coerente e illuminante.
Curata da Vittorio Sgarbi e Antonio D’Amico, la mostra propone un percorso costituito da trenta tele, il cui fulcro è la Medusa, nota anche come Rotella Murtola, singolare opera giovanile di Caravaggio in cui il Maestro si ritrae sotto le terrifiche spoglie della Gorgone. Un’opera singolare, dicevamo, perché la tela è stesa sulla superficie convessa di uno scudo da parata, la cosiddetta rotella, circostanza che impose al giovane Merisi l’impiego di una tecnica particolare, che comportava l’uso di uno specchio convesso su cui riflettere l’immagine del proprio volto affinché ne fosse opportunamente deformata.
Intorno alla Rotella ruotano, appunto, come in un articolato sistema solare caratterizzato da sorprendenti corrispondenze e interferenze, le altre opere esposte, tutte di grandi maestri caravaggeschi: fra gli altri, Giocchino Assereto, Battistello Caracciolo, Jusepe de Ribeira lo Spagnoletto e Mattia Preti. Come ha evidenziato Sgarbi in occasione dell’inaugurazione della mostra lo scorso 26 giugno, il caravaggismo è “una febbre che attraversa le menti e i corpi dei pittori dalla fine del Cinquecento fino agli anni quaranta del Seicento”. “Febbre” è la parola giusta, come un’urgenza smaniosa d’esplorare in forme sempre più intensive il paradigma pittorico stabilito da Caravaggio.
Che altro aggiungere, in conclusione? Solo un consiglio: per un giorno, ripiegate i teli da mare ed esponetevi a un altro sole, altrettanto forte e luminoso, quello della grande arte, così che anche le vostre menti possano tornare a casa più belle e abbronzate di prima.