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L’Alghero da bere: breve introduzione al Nurra IGT

A partire dal 1392, se vi fosse mai venuta in mente la malsana idea di sradicare la vite di un altro, avreste potuto subire a norma di legge perfino il taglio della mano. Insomma, argomenti come uva e vino erano presi dannatamente sul serio nel nostro territorio che all’epoca si chiamava Nurra, regione racchiusa nel quadrilatero formato da Alghero, Sassari, Porto Torres e Stintino.

Vigneti di Alghero

La norma feroce che abbiamo appena rievocato era contenuta nella Carta de Logu, emanata proprio nel 1392 da Eleonora, sovrana del Giudicato di Arborea. Essenzialmente, la Carta imponeva l’impianto di vigne nei terreni incolti, sicché a buon ragione la cara, ma severa, Eleonora va considerata la remota artefice della forte e prestigiosa tradizione vinicola tutt’oggi espressa da Alghero e, più in generale, dal Sassarese tutto.

E se il territorio in cui viviamo ha smesso ormai da tempo di chiamarsi Nurra, non così il suo vino, che ne conserva ostinatamente memoria. Stiamo naturalmente parlando del Nurra, la cui indicazione geografica tipica è riservata ai soli comuni di Alghero, Ittiri, Olmedo, Ossi, Porto Torres, Sassari, Stintino, Tissi, Uri e Usini. Benché, com’è ovvio, non sia stato scritto dalla ormai morta e sepolta Eleonora, il disciplinare di produzione del Nurra IGT presenta la stessa severità della Carta de Logu e sradicare le viti altrui continua a non essere propriamente una buona idea. Intorno al vino, infatti, i nostri agricoltori avvertono lo stesso senso di sacralità che la Carta de Logu in parte suscitò e in parte assecondò, essendo l’uva e il vino presenze remotissime sulla nostra isola, attestate fin dall’epoca delle incursioni fenice in Sardegna.

Venire ad Alghero, dunque, non può prescindere dalla degustazione di una buona bottiglia di Nurra, di cui sono consentite le tipologie bianco, rosso e rosato (anche nella versione frizzante e, per quanto riguarda il bianco e il rosso, in quella di novello). Il grado alcolico è compreso tra i 10 gradi del bianco e gli 11 del rosso, il colore va per il bianco dal bianco carta al giallo ambrato e per il rosso dal rosso rubino tenue al rosso granato, mentre le tipologie frizzanti debbono presentare una spuma fine ed evanescente. E l’odore? E Il sapore? Qui preferiamo lasciare la questione in sospeso e lasciare a voi l’esperienza gustativa vera e propria che nessuna parola, tanto meno scritta, potrà mai descrivere a sufficienza. Possiamo solo raccomandarvi di non trascurare, fra le tante sfumature che potrete cogliervi, il senso di gentile dedizione e di sapiente umiltà con cui le nostri genti si impegnano nel ricavare questa intensa essenza sassarese.

(Credits: Alghero Turismo)

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