
Piuttosto, è un cavallo a tutti gli effetti; di piccole dimensioni, è vero, ma pur sempre un cavallo. E poiché vive solo sull’altopiano della Giara dove ha potuto conservarsi grazie alla particolare morfologia del luogo, è universalmente noto come cavallino della Giara. Padrone indiscusso di quella enorme zattera di pietra su cui pascola isolato dal resto del mondo, il nostro piccolo e selvaggio equino passa i propri giorni un po’ come tutti noi vorremmo passarli, cioè sfidando al galoppo le intemperie, con la folta criniera imbizzarrita dal vento.
Antichissima razza endemica, fino a circa il XV sec. il cavallino era diffuso su tutta quanta l’isola. A mano a mano, però, la sua popolazione è andata diminuendo, fino a ridursi ai circa 100 esemplari della Giara, gli unici che non si siano ibridati con altre razze di cavalli, gli unici che abbiano conservato la propria più radicale sardità. Ma anche qui ad Alghero possiamo vantare la presenza del puro “akkètta” (come si chiama in lingua sarda), più esattamente sul Monte Arci nella riserva naturale di Capo Caccia, dove non è difficile incontrarlo.
E se lo incontriamo? Il cavallino della Giara non chiede che di essere rispettato, di non essere infastidito: è un libertario convinto e irriducibile. Se dunque vi limiterete a osservarlo da lontano e in silenzio, vi elargirà con regale condiscendenza la propria bellezza: d’inverno, avvolto in un mantello di lunghi peli, vi apparirà arcaico e selvaggio; in primavera, vi stupiranno la dolcezza dei puledri appena nati e lo spettacolo superbo delle femmine in calore e degli stalloni furenti; d’estate, in cerca di refrigerio nell’acqua, i cavallini sapranno mostrarvi di sé il lato più indolente e giocoso. E comunque, quando vi sentirete sopraffatti dal lavoro, dagli impegni, dal traffico e da tutte le infinite complicazioni di questo mondo che a un certo punto dev’esserci chiaramente sfuggito di mano, pensate che su un altopiano roccioso in mezzo alla Sardegna ci stanno piccole creature indomite che ad ogni istante vivono anche per noi l’ebbrezza d’essere preda soltanto del vento.