
In fondo, non c’è da vergognarsene: se anche si trattasse di debolezza, siamo abbastanza forti per ammettere d’essere deboli. E allora, perché non munirci di un cornetto di corallo? Così, tanto per poter dire di averle provate davvero tutte.
Del resto, vi trovate ad Alghero, cioè nella capitale della cosiddetta Riviera del corallo, e quello algherese è un corallo particolarmente pregiato, d’un rosso intenso, profondo: se il corallo possiede davvero i poteri protettivi che per solito gli si attribuiscono, quello d’Alghero, allora, dev’esserne dotato al sommo grado.
Si fa presto, però, a dire “cornetto di corallo”. Esistono infatti delle semplici, ma precise, regole da seguire affinché l’amuleto possa dispiegare i propri effetti benefici. Per conoscerle, dobbiamo a questo punto rivolgerci alla tradizione napoletana, quella che ha meglio sviscerato l’argomento, come lo stesso Croce, napoletano d’adozione, sta autorevolmente a dimostrare.
Primo, il cornetto deve tassativamente riceversi in dono: del resto, signori, chi mai può comprarsi la fortuna? Secondo, il cornetto deve presentare specifiche caratteristiche: dev’essere “stuorto e cu ‘a ponta”, vale a dire storto e appuntito. Infine, dev’essere di corallo, sì, ma rosso, e dev’essere fatto a mano. Abbiamo già detto fino a che punto sia rosso il corallo di Alghero. Ora aggiungiamo che i nostri artigiani sono eredi di secoli di lavorazione dell’oro marino e che sterminata è la sapienza che immetteranno nel vostro bell’amuleto. Che porti o meno fortuna, regalando un cornetto di corallo algherese a qualcuno gli avrete perlomeno trasmesso la scheggia, “stuorta e cu ‘a ponta”, di una storia densa e antichissima.