
Sapete, tuttavia, come si dice “intestino” o “budello” in sardo? “Istintinu”. In sassarese, “isthintini”. Se adesso provate a italianizzare questi termini, vi renderete presto conto che il luogo chiamato “intestino” – quello dov’era meglio non andare – altro non è che Stintino, e allora maledirete i vostri palati linguistici fin troppo fini e delicati.
Non prendetevela: i sardi hanno un linguaggio piuttosto viscerale e la lunga striscia di terra caratterizzata da due profonde insenature, su cui il 15 agosto 1885 sarebbe sorto Stintino, appariva loro come le interiora di un pesce pulito in riva al mare. In effetti, non si tratta solo di splendide spiagge dalla sabbia finissima e di acque turchesi. La storia di Stintino ha una sua durezza, una sua ruvidezza che attiene più alle cose umane e alla loro prosaica consistenza, che a quelle divine cui i suoi magnifici scorci sembrano esclusivamente legarla.
È la storia di 54 famiglie che in principio vivono sull’Isola dell’Asinara: metà sono pescatori originari di Camogli e di Ponza, metà sono pastori e agricoltori sardi. Cinquecento anime in tutto, vite semplici e dure, vite che vanno da sé sotto l’equanime governo delle stagioni. almeno fino al 22 giugno del 1885, allorché lo Stato decide di trasformare l’Asinara in una colonia penale e in una stazione sanitaria marittima di quarantena.
La conseguenza immediata è che le famiglie debbono andarsene dall’isola, debbono lasciare tutto e andarsene da lì. Sì, ma dove? E con quali mezzi? Allora, 45 delle 54 famiglie dell’Asinara formano un’unione con cui protestano e alzano la voce, finché lo Stato non le sente e non acconsente a trattare. Alla fine, ottengono una regalia di 750 lire e la possibilità di scegliere dove stabilirsi.
Lo Stato dice loro: “Scegliete: o la baia di Porto Conte, oppure gli Isthintini, vicino alla Tonnara Saline”. L’unione dei 45 sceglie gli Isthintini, dove si può pescare il tonno e da cui la vecchia, cara, Asinara si può comunque continuare a vedere, quando magari ti prende la malinconia per la terra dove sono sepolti i tuoi padri, o la rabbia per esserne stato cacciato.
Vedete, Alghero dista da Stintino poco più di 54 chilometri: non è nemmeno un’ora di viaggio. Mentre percorrerete la strada ansiosi di potervi riempire gli occhi dell’abbacinante superficie smeraldina della spiaggia della Pelosa, provate a pensare un poco anche a questi antichi fatti, al dolore e alla caparbia fierezza di quelle famiglie che, strappate all’Asinara, ottennero Stintino. Forse, allora, potrete anche ammettere che un posto tanto splendido in fondo sia proprio quel che il suo nome significa: un intestino, vale a dire un contenitore vitale di intrigate storie personali e collettive, e non solo uno scenario esteriore per foto da condividere con gli amici.