
Così, tuonava dalle rive del Giordano il Battista, profeta tra i più vertiginosi, uomo dall’aspetto visionario, vestito di pelli di cammello e goloso di miele selvatico e locuste. Pare che quando Maria già incinta di Gesù entrò in casa di Elisabetta già incinta di Giovanni, questi sussultò in grembo alla madre. Bene, è proprio in onore di questa straordinaria figura spirituale, affine all’acqua e prossima al fuoco, che sabato scorso, 23 giugno, abbiamo celebrato la tradizionale Festa dels Focs de Sant Joan, organizzata dall’Obra Cultural de l’Alguer e dall’associazione Impegno Rurale.
Ad Alghero c’è il detto: “San Joan Baptista que te dongui bona vista”. La credenza popolare è che bagnandosi gli occhi con acqua attinta la mattina del 24 ci si possa anche dimenticare dell’oculista. Perfino alla rugiada del mattino della natività del Battista si attribuiscono numerose proprietà benefiche, come poteri di guarigione, effetti di purificazione e aumento della fecondità. Certo, lo spettacolo dei Focs de Sant Joan cementa le unioni e commuove gli spiriti: dopo, niente di più naturale e bello che fare l’amore, donde probabilmente i picchi di fecondità legati all’evento. Quanto al resto, resta vero che la notte dei Fuochi è quella in cui anche gli anni e le loro scorie possono lanciarsi nel fuoco, così da bruciare nell’enorme falò fino in mezzo al cielo, in tanti grappoli di scintille effimere.
Il Coro Polifonico “Città di Sennori” e il Coro algherese “Lo Frontuni”, a turno, poi tendono l’aria tremula e infiammata della notte. Le loro voci si armonizzano con i moti di rivoluzione delle sfere celesti, abbassandoli al livello della spiaggia. Il fuoco annunciato dal Battista è un metronomo che scandisce i tempi della musica, o forse, a guardarlo meglio, non è fuoco: è solo acqua più leggera che cade verso l’alto. Noi, intanto, stiamo tutt’intorno, sul confine tra luce e tenebra, tra cielo e terra, tra acqua e fuoco, e ascoltiamo e ammiriamo il quadro ancestrale in cui ci sentiamo così fraternamente vicini gli uni agli altri. C’è anche l’intramontabile rito del comparatico: a due a due saltano nel fuoco e così diventano compari di San Giovanni per tutta la vita. Questo dev’essere il punto d’incontro della nostra con le innumerabili generazioni passate e con le sterminate generazioni future. Già, sarebbe bello fare l’amore, fare un figlio, infuturarsi. Ma del resto, ciascuno di noi sente che questo momento durerà in eterno, fisso in se stesso, sentiamo che ci sarà per sempre questo punto nel tempo in cui saremo ancora perfettamente giovani e ancora perfettamente felici.