
È stato per questo, evidentemente, che la nostra mente ha vagato tanto spesso per montagne e boschi dall’aria sottile e ancora carica d’ossigeno e, come una visione, ad un tratto ci è apparsa la cosiddetta Maschera della foresta di Funtanamela, nel territorio di Laconi, tra Oristano e Nuoro, dunque proprio al centro della Sardegna.
Si tratta di 493 ettari d’imponenti lecci e macchia alta caratterizzata da vegetazione come lentisco, fillirea, cisto, ginepro e corbezzolo. Ambiente perfetto per gnomi e per altre creature fantastiche estremamente schive, come per altre reali, ma altrettanto schive, quali il cervo sardo, che a Funtanamela è stato reintrodotto a partire dal 1998, il gatto selvatico, la martora, l’astore, la poiana e il quercino sardo. Nella foresta si aggirano, allo stato brado, anche un centinaio di splendidi esemplari di cavalli del Sarcidano. Come concrezioni geologiche, si inseriscono in questo contesto di pura natura anche manufatti e luoghi umani risalenti all’Ottocento. Forni per la calce e numerose carbonaie formano un paesaggio straniato, in cui resistono fantasmi-fossili, echi minerali di vite divenute trascendenti.
È proprio in questo contesto che vi apparirà la Maschera, volto dall’espressione indecifrabile che piange come non avrete mai visto qualcuno piangere. Si tratta di una cosa reale e, insieme, incredibile: la sensazione di sognare la realtà. Si tratta di una cascata dietro la quale, scavati nella roccia, appaiono occhi, bocca e naso trasfigurati da un muro d’acqua che compone e scompone senza soluzione di continuità le fattezze del volto e la pietra, straordinariamente, si muove, si atteggia, guarda e sembra vivere, respirare, scrutare. In breve, il volto è vivo e la Maschera recita una parte solenne, che è l’acqua a dettarle con una sorta di scrittura scrosciante e minuziosa. Recita a soggetto il volto di Funtanamela, e lo spettacolo è eterno, senza repliche, senza paragoni, nemmeno a Broadway.
(Photo: Camper Life)