
Naturalmente, scherziamo. Lepidurus apus lubbocki è il nome scientifico di un crostaceo che (insieme ai più noti e amabili cavallini) vive sulla Giara di Gesturi, grande tavolato basaltico della Sardegna centro-meridionale. La caratteristica più suggestiva di questa bestiolina è che si tratta di un crostaceo arcaico, rimasto, cioè, tale e quale a com’era 200 milioni d’anni fa. Una sorta di fossile vivente che abita i cosiddetti paùli, ambienti tipici della Giara, lievi depressioni del terreno dove l’acqua piovana si raccoglie generando un habitat ideale per molti animali, tra cui anche il nostro Lepidurus.
Non ci illudiamo che ora frotte di persone vengano in Sardegna solo per ammirare questo crostaceo primordiale che certo possiede il fascino del dinosauro ma anche, diciamo, la stessa ruvidezza estetica. Il suo carapace a forma di scudo, i suoi tre occhi, la sua placca sopra anale, i suoi due cercopodi: comprendiamo benissimo che sono dettagli assai poco commoventi. Il Lepidurus apus lubbocki non potrà mai minacciare seriamente la popolarità dei gatti su Facebook.
Detto ciò, ci sembra che questo animaletto possa comunque essere un simbolo convincente di quanto la Sardegna ha da offrire. Forse è qui che anche voi potrete trovare il vostro paùli, il luogo ideale in cui conservare intatte le parti di voi stessi che, per un motivo o per l’altro, intendete difendere dal demone implacabile del cambiamento. Le uova del nostro ostinato crostaceo possono resistere fino a temperature di 80 °C, possono attraversare l’apparato digerente di una rana senza risentirne minimamente. Anche la nostra terra è un uovo invincibile, è il Lepidurus che guizza immutato nella schiuma tumultuosa degli anni. Ma in questi giorni drammatici sia anche il segno che qualcosa permane sempre identico a se stesso di là dalle scosse e dai crolli che sembrano volerci sconvolgere e cancellare.