
Ma oltre a essere straordinariamente bello, è anche un sito d’eccezionale valore archeologico. Risale infatti agli anni ’50 la scoperta nella Grotta Verde di preziosi reperti vascolari e di singolari graffiti incisi su roccia: “la prima raffigurazione antropomorfa scoperta in Sardegna” (Pinna). In base a questi materiali, la presenza umana nella Grotta Verde risalirebbe addirittura al Paleolitico Superiore, cioè fra i 40.000 e i 10.000 anni fa.
I graffiti cui accennavamo sono incisioni fatte su un masso, probabilmente in più epoche successive, per esprimere significati d’ordine sacro e rituale. Ma di quali significati si tratta esattamente? Difficile dirlo; oltre a una chiara rappresentazione antropomorfa, piuttosto astratta, sono presenti anche segni a croce, uno dei quali è circondato da due semicerchi, come fosse stato messo tra parentesi. Ebbene, diversi studi circa l’arte rupestre paleolitica della Francia meridionale attribuiscono ai semicerchi il significato di “vulva”. Si trattava, com’è chiaro, di una religiosità fortemente naturalistica e, dunque, legata al mistero della procreazione.
Ma c’è anche altro che fa di questi graffiti un vero enigma. Purtroppo, prima che l’area in cui si trova la Grotta Verde fosse sottoposta alla dovuta tutela, questo patrimonio d’inestimabile valore fu esposto alle condotte non proprio civili dei visitatori: atti di vandalismo, comportamenti irrispettosi dell’ambiente, la solita caccia al souvenir. Fatto sta che di questi graffiti si è finito per perdere le tracce. Esiste, quindi, la fondata possibilità che siano stati distrutti. Ma circola tra gli esperti anche un’ipotesi più benevola: che, cioè, siano stati soltanto ricoperti da uno strato di concrezioni e che da qualche parte là sotto, come un paguro dentro una conchiglia, abbiano preservato dalla nostra chiassosa inciviltà il loro oscuro discorso sacro.
Comunque stiano le cose, nel 2012 sono stati ritrovati, nei depositi della Soprintendenza di Sassari, i calchi in gesso a grandezza naturale della roccia su cui erano vergati i graffiti. Come si vede, perfino nei dedali della nostra amministrazione questi segni ancestrali erano riusciti a trovar riparo. Del resto, si sa: le cose che vengono dalla notte dei tempi amano nascondersi.