
Potrebbe essere la superficie di un qualche lontano pianeta alieno, invece è la spiaggia Is Arutas, nel territorio di Cabras, nell’area marina della penisola del Sinis. Che si tratti della nostra Sardegna, non toglie l’impressione di aver varcato una qualche frattura spazio-temporale e di essere così penetrati in un altro mondo toccato solo da bellezza e connotato da squisite invenzioni cromatiche e plastiche. La distesa di sfere di quarzo, come rilucenti chicchi di riso sul punto di essere gettati in acqua, è lambita da un mare profondo dal colore verde smeraldo, che vira verso l’azzurro e il blu più intenso. Ci vivono pesci socievoli e curiosi, che si avvicinano all’uomo come muti messaggeri di notizie che non riusciremo mai sapere, misteri che il mare affida loro, sicuro che non saranno mai svelati.
Del resto, sdraiarsi sulle sfere di quarzo di Is Arutas è una sensazione già piuttosto vicina al galleggiare, sentiamo di essere sorretti come da un prezioso mare geologico e abbiamo quasi pudore a calpestare un tale splendore. Chi si azzarderebbe a camminare su una distesa di diamanti? La bellezza è in se stessa un luogo sacro che incute rispetto e ispira norme cultuali. Non tutti, purtroppo, sono sensibili al sacro e non sono infrequenti furti di quarzo, di cui alcuni incivili riempiono bottiglie per portarsi a casa un souvenir suggestivo. Sottolineiamo che questa pratica, oltre che sciocca, è anche illegale e può essere perseguita. Non sono rari in aeroporto sequestri di simili refurtive. Piuttosto, lasciamo il quarzo al sublime divenire che lo ha minuziosamente levigato chicco per chicco, collaboriamo con l’arte divina.