
Chi scrive non ha mai visto le “janas”, né però ha mai provato a contrariarle portando confusione nelle loro remote abitazioni, che altro non sono, poi, che antichissime sepolture d’epoca preistorica. Meglio non urtare la suscettibilità di ciò che non esiste, dal momento che proprio per questo potrebbe cominciare a esistere, e allora sarebbero guai. Se in genere le “case delle fate” si trovano in luoghi non proprio a portata di mano e sono di piccole o medie dimensioni, ce n’è tuttavia una ubicata proprio nel centro storico di un paese e che sviluppa qualcosa come 129 mq calpestabili, distribuiti su ben tre livelli: si tratta della Domus de janas di Sedini, la casa delle fate più grande di tutta la Sardegna.
Sedini è un comune di poco più di 1300 abitanti, in provincia di Sassari: per intenderci, il paese dista da Alghero circa un’ottantina di chilometri. Ma vale la pena farli tutti per poter ammirare lo spettacolo di questa imponente, straniante, sghemba, sognante casa scavata in un masso calcareo alto quanto un edificio di tre piani. Vi troverete davanti a qualcosa che è al tempo stesso natura e architettura, annodate e intrecciate insieme al punto da comunicarsi e scambiarsi reciprocamente caratteristiche e proprietà.
Il fatto è che nella Domus de janas di Sedini con la roccia si è sedimentato anche l’uomo, che ha preso a trasformarla e adattarla alle proprie esigenze ininterrottamente dal IV o dal III millennio a.C. (le sue origini dovrebbero essere a tal punto antiche) fino ai giorni nostri. Basti pensare che tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 fu usata perfino come prigione: immaginiamo che le janas ivi residenti non ne fossero entusiaste. Ma ancor meno dovettero esserlo quando la Domus venne utilizzata come stalla, oppure ancora come negozio. Ma in assoluto l’uso che crediamo le abbia più d’ogni altro fatte imbestialire sia quello di sede di partito, come pure fu impiegata.
Verosimilmente, oggi le fate di Sedini dovrebbero aver trovato un po’ di pace, perché questa loro strabiliante dimora è stata adibita a sede di un museo permanente delle tradizioni etnografiche di Sedini e dell’Anglona. Un’iniziativa intelligente, che finalmente rende testimonianza alle tante generazioni di uomini che, come infaticabili formichine, hanno scavato e cercato a mani nude nel profondo della pietra un modo e un luogo per vivere.