
Chi vi scrive ha sì dita molto forti, esercitate da anni e anni di videoscrittura, ma solo quelle. In più soffre di vertigini. Non potete immaginare, dunque, quale fatica sia stata per lui parlare della Via Ferrata del Cabirol.
Abbiamo già descritto Capo Caccia, questa sporgente enormità calcarea che delimita a nord il golfo di Alghero, con falesie a strapiombo sul mare alte fino a 203 metri. Ebbene, è proprio lungo le pareti ovest di questo nostro smisurato promontorio che si snoda la Via Ferrata del Cabirol.
Il nome potrebbe in effetti ingannare chi non fosse troppo esperto di escursionismo; quindi, diciamo subito che non si tratta di una suggestiva linea ferroviaria degna d’un libro illustrato. Il ferro che troverete qui è solo quello degli ancoraggi e dei cavi che vi permetteranno di percorrere in sicurezza le esili cenge rocciose, intervallate da brevi salite gradinate, in cui consiste la Via, detta del Cabirol proprio perché degna di questo quadrupede noto per essere un eccezionale arrampicatore.
Sospesi ad un’altezza variabile tra i 150 ed i 208 metri sul livello del mare (che, in questo caso, non è solo un criterio convenzionale di misurazione, ma una realtà direttamente osservabile guardando in basso sotto di voi), spesso costretti ad avanzare in punta di piedi tanto è stretta la via, non c’è dubbio che potreste sentirvi in tutto e per tutto simili a dei caprioli. Ma il punto non è questo. Il punto è che quanti l’hanno percorsa ci dicono piuttosto di essersi sentiti più simili a creature alate. La bellezza edenica, incontaminata, in cui si penetra attraverso la Via, gli scenari vertiginosi, il senso d’infinita apertura dello sguardo, danno poi motivo di credere che le creature alate in cui è possibile immedesimarsi lassù siano non comuni uccelli, bensì veri angeli.
Intendiamoci bene, la Via Ferrata del Cabirol non è per tutti: è un percorso classificato di media difficoltà, per affrontarlo bisogna avere attrezzature adeguate e soprattutto una certa esperienza. Angeli non si nasce, si diventa.