
Venerdì Santo si rappresenta il picco estremo del dolore pasquale, l’abisso spaventoso della morte, la follia devastatrice dell’uomo che opprime, tormenta e massacra i propri simili, la corruzione che divora corpo e anima. Alghero si colora del rosso dei drappi che coprono i lampioni, le farols spargono tutt’intorno ombre tremolanti, come esistenze impaurite o furtive che entrano ed escono di continuo dai muri.
Ne sappiamo qualcosa: prima le nostre sette ragazze morte in Spagna; poi, gli attentati di Bruxelles. Tanto sangue innocente. Drappi rossi hanno ammantato perfino il sole: ogni cosa si è fatta porpora, si è illividita, ed era pieno giorno. Ma se fosse tutto qui, se i nostri pensieri si arrestassero davanti al muro di tanto orrore, non ci resterebbe davvero più nulla da dire. Invece, Domenica il mistero impenetrabile della morte sarà sciolto, sarà risolto: torneranno ancora tanti giorni nuovi da vivere insieme, e parole per raccontarli.
Del resto, bisogna ad ogni costo risorgere; e bisogna risorgere, anzitutto perché si può risorgere.
Noi del Catalunya, dunque, vi rivolgiamo con tutto il cuore i nostri più affettuosi auguri di una serena
Pasqua, quest’anno tanto più urgente, lasciandovi con questo pensiero contenuto nelle Memorie dal
sottosuolo di Dostoevskij: “Nell’amore consiste ogni resurrezione, ogni salvezza da qualsiasi perdizione e ogni rigenerazione che non può manifestarsi altrimenti che in esso”.