
Ma se le nuvole sono proverbialmente mobili e mutevoli, le rocce sono l’esatto opposto, sicché quando qualcuno vi scorga una qualche forma particolare c’è buona probabilità che la fascinazione possa appunto pietrificarsi, attecchendo alla roccia per sempre, come il più ostinato dei licheni.
La celebre Roccia dell'Elefante nel comune di Castelsardo è l’esempio più tipico di questo fenomeno anzitutto mentale. Oggi vi sembra del tutto ovvio che questo grosso masso alto circa quattro metri rappresenti un pachiderma seduto con la sua gran proboscide rivolta verso la strada. Eppure, per secoli fino addirittura all’Ottocento nessuno vi aveva scorto niente di simile. Anche nei documenti ufficiali, si chiamava semplicemente “Sa Pedra Pertunta”, cioè la pietra traforata: nessuna traccia di elefanti in Sardegna.
Fu Edoardo Benetti, studioso lombardo trasferitosi in Sardegna alla fine del 1800, ad avere per primo l’illuminazione: “Chi da Castelsardo percorre la via Nazionale che conduce a Sedini, d'un tratto si trova di fronte ad uno strano spettacolo. Un gigantesco elefante, tre volte più alto degli enormi mamhut preistorici, par che esca dalla giungla e s'incammini verso la montagna”. Al che tutti si guardarono a bocca aperta: ma sì, è proprio un elefante! Ha ragione l’Edoardo! Come abbiamo fatto a non accorgercene prima?
Ecco, è proprio così che guadagniamo, centimetro dopo centimetro, la natura all’umano. Il fatto è che la roccia di Castelsardo era ampiamente umana già prima che l’immaginazione di Benetti vi indovinasse un pachiderma. Al suo interno, infatti, fin da epoca preistorica, erano state scavate due strutture sepolcrali dette “Domus de Janas”, ovvero le “case delle fate”. Peraltro, nelle zone interne della Sardegna potrete sentire l’espressione: “Mi pàret un'òmine jànu”, (“Mi sembra un uomo janu”), per indicare una persona dal fisico minuto, una specie di folletto.
Elefanti, fate, folletti: parafrasando lo splendido saggio-guida su Praga di Ripellino, questo nostro blog si potrebbe benissimo intitolare “Sardegna magica”.