
Com’è stato possibile non parlarne finora? Del resto, abbiamo a che fare con alcune delle dune vive più alte d’Europa, alte fino a 100 metri e vive perché cambiano secondo l’estro demiurgico del vento, che le alza, le abbassa, le curva, le raddrizza, le sposta, come un padrone di casa mai contento della disposizione dell’arredo. Paesaggio incessantemente in trasformazione, le dune di Piscinas sono una suggestiva risposta alla domanda perché c’è qualcosa e non il nulla. In verità, c’è qualcosa, ma solo provvisoriamente: il niente lo incalza e gli modella l’aspetto.
Questo posto in cui l’essere e il nulla traggono l’uno dall’altro ispirazione è notevole anche per la contaminazione umana che lo interessa. Qua e là potrete infatti apprezzare le tracce di una decadente archeologia industriale risalente all’epoca in cui le vicine miniere di minerali erano ancora attive. Le stesse acque del rio Piscinas, torrente che qui sfocia e che dovrete attraversare per raggiungere la spiaggia, sono di un singolare colore rossastro e rugginoso, poiché appunto vi si mescolano quelle provenienti dalle gallerie di alcune miniere dismesse. Anche questo “fiume rosso”, come pure viene chiamato, è dunque un esempio vivo di archeologia industriale; e se è vero che non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume, il rio Piscinas allora rispecchia lo stesso eterno divenire delle dune che gli fanno da imponente fondale.
Che dire poi della spiaggia e del mare? Un po’ come fare il bagno e prendere il sole su un pianeta alieno: X-Files sardi che sapranno appagare le vostre fantasie fantascientifiche o il vostro comprensibile desiderio di staccare qualche ora dal pianeta Terra.