
Eppure, è un luogo molto simbolico per la Sardegna e non solo. L’eccidio di Buggerru del 4 settembre 1904, quando l’esercito sparò sui minatori in rivolta per le durissime condizioni di lavoro loro imposte, non solo diede avvio al primo sciopero generale in Italia, ma rappresenta anche l’episodio più atroce ed eclatante di una lunga storia di diseguaglianze e disparità che vide contrapporsi in modo stridente, da un lato, la vita raffinata e agiata dei dirigenti della maniera che fecero di Buggerru la “petite Paris” di Sardegna, e dall’altro l’esistenza stentata e disperante dei minatori, costretti a vivere e lavorare in condizioni pressoché disumane.
Queste circostanze, non proprio felici, meritano d’essere conosciute e tenute presenti quando vi dovesse capitare di visitare questo luogo la cui bellezza possiede anche una profondità storica che, lungi dall’attenuarla, ne rende anzi più complessa e commovente la trama. È il caso della Galleria Henry che, scavata nel 1865, consentiva per mezzo di una rotaia il trasporto alle laverie dei minerali scavati dal sottosuolo. Oggi la si raggiunge ancora attraverso quelle rotaie a bordo di un suggestivo trenino. L’aspetto più impressionate della galleria è costituito da quella sorta di dialettica che si instaura tra le tenebre di angusti cunicoli minerari e le improvvise riemersioni alla luce, costituite da straordinarie aperture nella falesia a strapiombo sul mare. Tenebra e luce: uno spettacolo che vibra ancora dell’antica dialettica sociale tra ricchi e poveri, tra fortunati e disperati, tra emersi e sommersi.
Un’altra bellezza sotterranea di Buggerru è la cosiddetta Grotta delle Lumache, sebbene questa, a differenza della Galleria Henry, sia opera solo e soltanto della natura. La potrete trovare sulla strada che conduce agli ex cantieri minerari di "Nanni Frau", vale a dire molto vicino al paese. Si trova sul fianco sud del Monte Rosmarino, a una quota di 220 metri sul livello del mare. L’imbocco è di piccole dimensioni, tanto che da lontano difficilmente riuscirete a distinguerlo. Eppure, questo piccolo ingresso, questo ombelico, vi permetterà di accedere a un grandioso ventre sotterraneo alto fino a venti metri. Lo spettacolo là dentro è da togliere il fiato: grandi colate, suntuosi edifici colonnari, enormi drappeggi e, poi, una selva di stalattiti e stalagmiti, fantasmi luminescenti di lentissime vicende geologiche. Qui l’eco storica di cui parlavamo sopra si attenua, si ridimensiona: è appena come il vagito di un bimbo che brevemente rimbomba tra impassibili strutture millenarie.