
Come disse Lou Reed, “il rock per me era la promessa che là fuori esistesse un mondo”. Ognuno di noi questa promessa la chiede a cose diverse, ma non c’è dubbio che la musica sia, per qualche motivo, particolarmente adatta a darci ragionevoli garanzie sul fatto di poter uscire da dove ci troviamo per accedere a spazi più vasti e liberi. Tuttavia, dopo tre tappe di concerti andati tutti esauriti, dopo tutta quella tensione espressiva e tutta quell’energia emanata, anche voi vorreste scendere o uscire dalla musica per riposarvi qualche giorno nel silenzio, per lasciare, insomma, che la musica la facciano le cose a modo loro, cioè improvvisando d’istante in istante l’armonia del mondo.
Di certo, è a questa fondamentale esigenza che i Pearl Jam hanno dato ascolto, decidendo di trascorrere alcuni giorni di riposo in Sardegna, prima di volare a Praga per tenere il prossimo concerto del loro tour europeo, il 1° luglio. Sono atterrati lo scorso giovedì alle 2 di mattina, dopo il loro spettacolo all’Olimpico di Roma, proprio sulla pista dello Scalo Internazionale Riviera del Corallo di Alghero. È circolata qualche foto amatoriale, feticcio strappato a vite che fanno fatica a trovare un proprio habitat interamente privato. Non dubitiamo, tuttavia, che le bellezze della nostra isola sapranno nascondere l’identità di Eddie Vedder e soci nello splendore prioritario delle proprie sporgenze sull’universo.
Per la verità, non c’è molto altro da dire, ed è un bene che sia così: i Pearl Jam hanno scelto la Sardegna proprio per non essere visti e per non essere vissuti sempre e solo da altri. L’hanno scelta per vedere e per vivere. Il rock può anche farti impazzire, è vero, è già successo. Di contro, la Sardegna può solo calmarti, rappacificarti, depurarti, salvarti.
Credit: Danny Clinch