
Ecco un’altra città davvero importante vicino alla nostra Alghero, a poco meno di 47 chilometri. Importante per molte ragioni. Della sua storia troviamo particolarmente commovente il periodo che iniziò con la dominazione aragonese tra il 1323 e il 1479. Ragioni politiche e strategiche portarono ad allontanare commerci e interesse da questo centro fino a poco prima così florido e vitale, con il suo attivissimo porto, l’unico in Sardegna collegato con la Spagna.
Torres, allora, finì quasi per spopolarsi riducendosi a due soli borghi abitati, uno abbarbicato sul colle Angellu, attorno alla splendida Basilica di San Gavino (quando non resta più niente, ci si aggrappa alla bellezza); l’altro raccolto intorno al porto, che presto si ridusse in uno stato di pietoso abbandono.
Fu un periodo di lungo e lento oblio, da cui la città si riebbe solo a partire dal metà dell’Ottocento, con i Savoia che ridiedero impulso al porto, e ancor di più durante il Novecento, quando industria estrattiva, prima, e petrolchimica, poi, ripopolarono Porto Torres. Tra il 1961 e il 1971 la popolazione aumentò di circa 4000 abitanti. Porto Torres, che era andata così vicina a sparire, era rinata. Il futuro di nuovo le brillava davanti, nuove vite operose le ribrulicavano dentro.
Ma poi, nel 2010, la crisi economica si abbatté su quelle vite all’opera e l’impianto petrolchimico dovette chiudere. Centinaia di lavoratori finirono in cassa integrazione. Il futuro si rabbuiava. Il brulicare divenne di manifestazioni di persone che chiedevano lavoro e aiuto. Oggi, nella zona dell’ex petrolchimico, sta a poco a poco sviluppandosi il progetto Matrìca che punta a trasformare l’impianto in una innovativa fabbrica di chimica verde, fondata sull’integrazione tra agricoltura e industria. Inoltre, Matrìca dovrebbe essere in grado di assorbire la maggior parte dei lavoratori dell'ex petrolchimico.
Scusateci se non vi abbiamo parlato delle bellezze naturali e artistiche di Porto Torres, che pure sono numerose e tutte da vedere. È che oggi volevamo parlare di una città che moriva e rinasceva di continuo, come, del resto, ogni cosa al mondo ha per destino di fare.