
Nel ’43 i comandi italo-tedeschi prevedevano uno sbarco alleato di grandi dimensioni in Sardegna, proprio nella Baia di Porto Conte. Di conseguenza, pensarono bene di rafforzarne i presidi. Sul promontorio di Punta del Giglio, sul Monte Doglia, sul Monte Murone e sul Monte Palmavera è ancora possibile visitare i resti delle postazioni militari coinvolte in questa grande eccitazione strategica.
Tuttavia, quella previsione si rivelò sbagliata. Tra il 9 luglio e il 17 agosto del 1943, infatti, gli Alleati sbarcarono in Sicilia, e quando poi il 17 settembre dello stesso anno le truppe tedesche si ritirarono dalla nostra isola, di fatto la Sardegna smise d’essere un immediato teatro di guerra: nelle piazzeforti costiere alla tensione subentrò per lo più la noia.
L’ex Batteria “Sr. 413” di Punta del Giglio, la cui costruzione risale al periodo tra le due guerre, è senz’altro il monumento militare di quel periodo più interessante. Specialmente gli affusti, su cui erano fissati i quattro cannoni di cui la piazzaforte era provvista, hanno stabilito una particolare relazione con la natura circostante. Costruiti, com’è ovvio, in modo da confondersi con l’ambiente circostante, cessata la loro originaria funzione militare, hanno finito per integrarsi ancor di più nel panorama, assumendo un aspetto quasi geologico.
Ma è soprattutto un altro il motivo che consiglia di visitare l’Sr. 413. Si tratta della natura dello sguardo che il posto consente di rivolgere al mondo. La vista ampia e vertiginosa di cui si gode dalla batteria conserva ancora qualcosa di drammatico e misterioso. Una traccia di quel terribile periodo ha comunque mutato il senso del luogo. Così ci accorgiamo, saliti fin lassù, che il nostro non è essenzialmente un guardare la bellezza del mare e delle falesie che vi si gettano imponenti. No, la vista qui ha ancora qualcosa dell’avvistamento e della guardia, è la nudità di un paesaggio in cui si cerca d’indovinare movimenti, di prevedere mosse, di avvistare navi: è un conto alla rovescia per sempre interrotto.