
La nostra proposta naturalmente è che veniate a trovarci ad Alghero ma, per dimostrarvi che non siamo di parte e che comunque non esiste obbligo di residenza, vi proponiamo anche di andare per Pasquetta a mangiare il torrone sardo di Tonara. Ma come? A Pasqua ci date il torrone? Beh, sì, perché da noi è un dolce diffuso tutto l’anno, al punto che Tonara, dove si registra la maggiore produzione di questa leccornia, organizza la sagra del torrone (arrivata quest’anno alla sua 38a edizione) proprio a Pasquetta.
Tonara dista da Alghero circa due ore di macchina: tra andata e ritorno, bisogna sicuramente mettere in conto una giornata. Ma la migliore ragione per cui intraprendere questo viaggio non è solo la meta dolcissima che alla fine vi aspetta, ma anche e soprattutto il viaggio stesso. La sagra del torrone sardo sarà l’occasione per immergervi nel cuore stesso della Sardegna, quello più lontano dalle più trite rotte turistiche, ma che pure rappresenta la vera fonte dell’aura inconfondibile che avvolge l’intera isola.
Il paesaggio del Gennargentu, selvaggio e arcano, insieme materico e spirituale, è la pietra di volta d’ogni rappresentazione che ambisca a essere minimamente completa e attendibile della Sardegna. E se vorrete approfondire al tempo stesso la conoscenza del nostro inimitabile torrone e di questo territorio, vi consigliamo, dopo Tonara, di proseguire per le non lontane Desulo e Aritzo, altre mecche del torrone, nonché luoghi quintessenziali di questa parte di mondo.
Abbiamo detto sopra che il nostro torrone è inimitabile. Perché, dunque, lo è? Anzitutto, per il miele che, al pari del Gennargentu, è un’altra faccia dell’essenza sarda. E poi per la preparazione. Secondo la tradizione, il miele viene squagliato a fuoco lento dentro il “su cheddargiu”, un paiolo in rame riscaldato sulla “forredda”, un fornello in mattoni. Si aggiungono poi albumi montati a neve e si rimesta il tutto per quattro ore di fila. Infine, si aggiungono mandorle tostate e pelate, noci o nocciole. Solo adesso il torrone è pronto per essere colato in apposite cassette in legno, dove lentamente si raffredderà. Come vedete, il torrone stesso contiene dentro di sé come una sorta di un lungo viaggio. Potrà allora spaventarci il viaggio che dovremo fare noi per andare ad addentarlo proprio nei luoghi in cui è nato?