
All’anticiclone africano che nei giorni scorsi ha investito l’Italia bisogna riconoscere almeno un merito: quello di averci fatti sentire più affini all’acqua. La nostra condizione di creature terrestri ci è parsa di colpo intollerabile e penosa. Strisciando nella polvere delle strade roventi, schiacciati dall’immane peso dell’afa, abbiamo intensamente desiderato che i nostri polmoni fossero in grado di assorbire ossigeno dall’acqua, abbiamo sognato l’assenza di peso dei pesci che saettano nel mare, abbiamo implorato come trote il lavacro di un limpido torrente gelido.
È proprio questo acceso bisogno di bagnarci che ci ha suggerito l’argomento del post di oggi: gli sport acquatici ad Alghero. Anche prescindendo dal pattìno (che pure ha un suo intramontabile fascino anni ’60, come una sorta di sottile nostalgia per il boom economico), ne restano ancora molti di sport da praticare nelle adorabili acque algheresi.
Perché in effetti Alghero è bella tanto sopra quanto sotto il livello del mare, e allora il primo sport che ci viene in mente è l’immersione: l’Area Marina Protetta di Porto Conte è uno spettacolare mondo sommerso, con i suoi colori vivaci, la sua fauna abbandonate e i suoi contorti panorami di scogli e grotte sottomarine. Diverse strutture, poi, fanno diving, cioè accompagnano i subacquei sui luoghi d’immersione, mettendo a loro disposizione barche e attrezzature e guidandoli alla scoperta della nostra sorprendente Atlantide.
Ma anche se si preferisce rimanere sopra la superficie, la scelta è piuttosto ampia: windsurf, kitesurf, stand up paddle, vela, canoa, con scuole, associazioni e centri che forniscono ai principianti lezioni propedeutiche o comunque tutte le attrezzature necessarie per cavalcare il mare. E non solo il mare, in verità. Un’ottima idea sarebbe infatti percorrere in kayak anche i corsi d’acqua interni, che sono magnifici e sapranno restituirvi un’immagine davvero nuova, avventurosa e per certi versi quasi arcana, della Sardegna.
Ma c’è anche un’altra possibilità ad Alghero, senz’altro più insolita, vale a dire il Whale Watching, l’avvistamento di cetacei marini. Se da un lato è vero che si tratta di farsi una crociera, dall’altro, però, scordatevi le serate danzanti e i cocktail con l’ombrellino di carta a bordo piscina: questa è una reale esperienza di navigazione. Per arrivare dove? Al Santuario dei mammiferi marini, un bacino che in territorio italiano tocca Sardegna, Liguria e Toscana e che vanta la maggiore concentrazione di cetacei di tutto il Mediterraneo. Vi assicuriamo che ne vale la pena: osservare queste immense e solenni creature, ascoltarne i richiami straordinariamente musicali, osservane le evoluzioni in mare è la cosa più vicina a trovarsi al cospetto di una qualche divinità arcaica.
Non resta, a questo punto, che augurarvi buon divertimento e mandarvi un saluto dal banco di coralli tra i cui rami abbiamo deciso di rifugiarci per scrivere queste righe. Quaggiù, confortati dalla fluida carezza delle correnti, non ci infastidisce nemmeno lo sguardo impertinente del cavalluccio marino avvinghiatosi con la coda alla nostra penna.