
Ebbene, quando nelle reti fossero rimasti impigliati dei cavallucci di mare, i pescatori li mettevano da parte come doni per i bambini, i quali dal canto loro non mancavano mai sul molo, confidando proprio di ricevere i “cavallutxos”. Era una festa, un gran dispiego d’onomatopee, quando una di quelle piccole e fragili creature dei fondali marini finiva sul palmo della mano di un ragazzo, con gli altri che gli si facevano intorno a occhi sbarrati, per ammirare le strambe fattezze dell’ippocampo.
La traccia di quest’uso aveva anche un corrispettivo gastronomico. I cavallutxos erano infatti dei pani dolci aromatizzati all’anice, preparati con lievito madre e lasciati crescere dentro appositi stampi a forma di cavalluccio marino. Venivano poi lucidati con tuorlo d’oro per accrescere la somiglianza con i veri cavallutxos, quelli che, se eri fortunato, potevi farti passare da qualche pescatore giù al porto. Si preparavano in casa, oppure si compravano da certi venditori ambulanti che gli anziani ricordano collegati in modo particolare a questi dolci, tipicamente destinati ai bimbi. Di conseguenza, e in generale, fra le cose che i bambini algheresi più si aspettavano di ricevere in dono dagli adulti c’erano senza dubbio i cavallucci di mare: dagli uomini venivano quelli veri, dalle donne quelli di pane dolce. Difficile scegliere quale dei due fosse il migliore.
Se da un lato è senz’altro meglio che i cavallutxos vivano e restino là dove dovrebbero stare, ossia tra alghe e coralli, dall’altro però dispiace che i cavallutxos in quanto dolci siano tristemente avviati verso l’estinzione. Difficile trovarli, troppo laboriosa e lunga la preparazione, sapori ancestrali meno dolci di quelli troppo smaccatamente dolci dai quali ci ha resi dipendenti l’industria dolciaria di massa. Resta solo qualche foto in bianco e nero di qualche bambino in pantaloncini corti che morde con gioia il suo cavalluccio di pane, sognando di poterne cavalcare un giorno uno vero, e straordinariamente grande, tra i coralli e i mostri tentacolari degli avventurosi abissi algheresi.
(Foto: @ChiaraEm_)