
Chi volesse fare l’università in Sardegna ha solo due città tra cui scegliere come sede per i propri studi: Cagliari e Sassari. Anzi, ci correggiamo, tre città: Cagliari, Sassari e Alghero. Dal 2002, infatti, nel centro storico della nostra città opera il Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica, cioè la prima Facoltà di Architettura in Sardegna, facente capo all’Università di Sassari. Vogliamo subito chiarire che non si tratta di uno dei tanti decentramenti accademici che in Italia permettono d’imbattersi in facoltà e corsi di laurea praticamente a ogni crocicchio (perché, poi, tanta ricerca diffusa non abbia già fatto del nostro Paese l’avanguardia scientifica del pianeta è cosa che qui sarebbe ozioso, nonché noioso, indagare).
No, qui stiamo parlando di un vero progetto che si qualifica come tale a partire dal nome stesso che il Dipartimento si è dato per designarsi (e disegnarsi): non il solito riferimento a questo o quel mostro sacro dell’architettura (o di quant’altro) che dovrebbe testimoniare una qualche ispirazione o reverenza, né la più equanime ma senz’altro più neutra elezione di un toponimo a nome. Invece, il Dipartimento si chiama “Architettura ad Alghero”, di cui piace la franchezza e la piana compostezza. E poi, a dire che si tratta di un centro di studio davvero serio non siamo noi (che siamo di parte), bensì il CENSIS che nella propria classifica, elaborata per conto del quotidiano “La Repubblica”, ha indicato quella di Alghero come la migliore facoltà d’Architettura in Italia per ben sette anni e cioè, più segnatamente, nel 2009, nel 2010, nel 2013, nel 2014 e nel 2015, sicché anche oggi chi studia Architettura ad Alghero può sentirsi partecipe della migliore realtà formativa del Paese in questo ambito.
Proviamo a capire i motivi di un tale primato. Cominciamo da Alghero stessa, naturalmente. Studiare in un simile crogiuolo corallifero d’arte e natura non diciamo che sia fonte d’ispirazione, perché l’ispirazione è un meccanismo su cui non si può contare che a tratti e per brevi istanti fuggevoli, ma senz’altro di persistente e perfetta concentrazione sul proprio oggetto d’indagine: insomma, crediamo che la bellezza di Alghero non possa che rivolgere di continuo a ogni architetto una domanda insistente e imbarazzante, qualcosa tipo: “Esiste un altro modo di progettare ciò che hai da progettare?”. Alghero insegna che la bellezza è esigente e incontentabile e che i contributi specificatamente umani al suo accrescimento sono quantomeno controversi.
Inoltre, è la centralità del “progetto” a contraddistinguere il percorso formativo di “Architettura ad Alghero”. Sembra scontato, ma non lo è, non almeno nei termini in cui la questione viene posta e affrontata nella Facoltà di cui stiamo parlando, vale a dire tenendo parimenti presente l’aspetto pratico e quello teorico-epistemologico della progettazione. Il tema del progetto è talmente centrale che la Facoltà stessa diventa a sua volta progettuale, de-istituzionalizzandosi per farsi esperienza aperta, pronta a captare stimoli d’ogni provenienza e a svolgerli in forme didattiche fluide e partecipative, come i laboratori (se ne contano ben dodici in attività!).
E allora, possiamo ben sostenere che Alghero è una casa in cui si pensano case, è una case per le case, è ospitare ciò che ospita.