
Epicentro della dematerializzazione: Cagliari, locali dell´Ex Manifattura Tabacchi. Causa del fenomeno: Sinnova, il 4° Salone dell’Innovazione in Sardegna.
A proposito di questo evento, una due giorni da giovedì 6 a venerdì 7 ottobre, abbiamo subito pensato a quanti significati che fino a non molto tempo fa competevano solo alla parola “futuro” siano ormai transitati nella parola “presente”. Quando parlavamo di “futuro” per descrivere una possibilità fantastica che avrebbe risolto tanti nostri problemi, quando parlavamo di “futuro” per rappresentarci la vita in ambienti per lo più dominati dal bianco, immateriali, asettici, al di fuori della realtà del mondo, ponevamo il futuro sempre a una certa distanza da noi e lo caricavamo di connotati fantasiosi, se non proprio fantascientifici. Oggi, invece, il futuro è un fatto straordinariamente realistico, come fosse già compreso in un presente che di continuo si innova, si dilata, si amplia oltre quanto noi stessi siamo in grado di immaginare, fornendoci possibilità che abbiamo appena cominciato a scoprire.
Sinnova ci permetterà sicuramente di condurre avanti questa ricerca con profitto, di conquistare nuove posizioni su questa sconfinata frontiera digitale. Non sono infatti presenti soltanto i colossi globali con cui abbiamo cominciato il post, ma anche e soprattutto 134 aziende sarde, attive nei settori più diversi: dall’ITC (Information and Communication Technology) all’ambiente, dalla cultura al fintech, dal turismo all’energia, alla biomedicina e all’agrifood. Inoltre, si svolgeranno numerose tavole rotonde per discutere e riflettere su temi quali l’Internet delle cose, i droni, la mobilità elettrica, la fabbricazione digitale, il gaming ecc.
Una domanda, tuttavia, vorremmo già qui cominciare a porcela: e se la Sardegna fosse un’isola non più circondata dal mare ma da una sterminata superficie di bit d’informazione? E se ognuno di noi, a propria volta, fosse un’isola e, come tale, richiedesse agli altri di navigare per essere raggiunta?