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La natura seguiva il suo corso e, strada facendo, lasciava dietro di sé monoliti di granito, come Pollicino le briciole di pane. Per verificarlo di persona, vi basterà andare nei pressi di Aggius, sulla Luna. No, non è fantascienza, ma ancora turismo ciò che vi proponiamo: Aggius si trova infatti in provincia di Sassari, nella Gallura (non lontano da Alghero, dunque) e la Luna di cui stiamo parlando è la Valle della Luna, nota anche come Piana dei Grandi Sassi.
Si tratta di una pianura interrotta solo da ciclopici massi di granito immersi nel verde intenso dell’erica, del cisto e della quercia da sughero. In milioni d’anni, il vento e la pioggia hanno lavorato duro per conferire al granito forme levigate che ora sta a noi decifrare e interpretare. Non che la pietra abbia bisogno dei nostri apporti creativi, dei nostri simbolismi, delle nostre finzioni. Questo no. Ma di certo siamo noi ad aver bisogno della pietra per avere una base abbastanza solida su cui fondare la nostra convinzione che questo mondo possegga una forma adatta ad accogliere noi e le nostre aspettative sulla realtà.
La Valle della Luna di Aggius è come una palestra in cui esercitare la nostra fantasia ad attecchire su qualunque superficie. La sensazione d’essere di troppo penetrando in quel silenzio trascendentale, tra quei gravi giganti di pietra è schiacciante, al punto che per alleviarla ci troviamo immancabilmente a dare un senso più familiare alle forme che andiamo scoprendo intorno a noi. Ecco, allora, che una roccia somiglia a una bocca spalancata nell’atto di mordere qualcosa; un’altra, invece, sembra una rana sul punto di saltare; in un’altra ancora indoviniamo il volto di un uomo con un naso straordinariamente grande e buffo. E che dire di quelle cinque rocce in successione che somigliano tanto alle dita di un piede? Accidenti, pensavamo d’aver sconfinato in un mondo che non contemplava in alcun modo la nostra presenza, e invece abbiamo finito per fare amicizia con un sacco di granito!
Siamo dei licheni davvero ostinati, noi essere umani, giocosamente abbarbicati alla superficie inscalfibile delle cose.